mercoledì 17 agosto 2016

Primavere. 
Invece degli anni mi attribuiscono primavere. Un controsenso ora che la mia vita è in inverno.

Primavera. 
Oggi ne è arrivata una nuova. L'ho sentita arrivare, l'aria che scalda, la luce che cambia. 
Un cappello per riparare la testa da questa pioggia sottile, le cesoie nella mano che trema lieve. 
La rosa è stata più veloce di me, ha germogli sui rami, ne dovrò uccidere alcuni. Lo faccio per te,le dico, avrai fiori più belli. Amputo e sorrido. Amputo per dare una vita migliore, mi dico. Le piante non  sono animali, mi dico, ma un po' mi dispiace e il sorriso si spegne.

Compagna. 
Quando alzo la testa mi accorgo che chiama il mio nome. Mi guarda con aria indulgente, come si guarda un figlio. Le sue mani tremano più delle mie. Collega i miei anni  e la mia fragilità quando mi prega di rientrare. Scrollo le spalle e distolgo lo sguardo. Scuote la testa e rientra. Un rituale che non è mai cambiato. 
Sorride. 
Sorrido e prego di non sopravviverle.
Le sue mani tremano più delle mie, ma la sua mente è più ferma.

Anni. 
Mi stupisco di quelli passati, ma non per il concetto di tempo, a quello non bado. Mentre perdo il conto dei giorni, recupero ricordi, ricordo di desideri e degli anni spesi per loro, delle mie mani illuse che combattevano. Molti desideri che si sono persi con gli anni, ne ho perso il ricordo. 
Quest'anno ho un desiderio che non è nelle mie mani, ma nelle mani di un figlio. Il mio desiderio più grande è vedere il suo volto quando viene a trovarmi. Di vedere il suo volto e vederlo felice.

Figlio, ti lascio questo mio desiderio. Io ero come te e tu sarai come me. Questo mio desiderio presto sarà il tuo.

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