sabato 12 settembre 2015

La gabbia è appesa in alto. C'è un gancio infilato nel soffitto. La punta è curva, quasi un anello. La presa è solida. Sono seduto. Con la mano destra afferro una sbarra alla mia destra. Con la mano sinistra afferro una sbarra alla mia sinistra. Le sbarre sono di metallo laccato nero. Il metallo è freddo. Più freddo delle mie mani. Gelido come i miei giorni.
Muovo la schiena avanti e indietro. La gabbia si muove. Oscilla. Chiudo gli occhi e sento lo spostamento d'aria sulla mia faccia. Se chiudo gli occhi sento un vento leggero sul volto. Come se corressi libero in un prato.

sabato 5 settembre 2015

Ora dove sono

Ora dove sono. In quale luogo dei tuoi pensieri mi hai lasciato.
Il mio è un bosco buio. Fitto di alberi. E di rovi. Che mi avvolgono le gambe. Mordono la mia carne ogni volta che mi muovo. Costringendola a piangere lacrime rosse. Perché i miei occhi non sanno più piangere. Lo sguardo è assente. Il presente è una linea piatta, un ronzio sommesso e nessun colore.